giovedì 18 giugno 2009

Dinosauri: il velociraptor? Aveva le piume

La paleontologia negli ultimi anni è andata incontro a scoperte di straordinario rilievo scientifico per quanto concerne lo studio degli animali forse più misteriosi e interessanti mai apparsi sulla Terra: i dinosauri. Studi incisivi, dettati da importanti ritrovamenti e rilevamenti da parte degli icnologi di tutto il mondo, che hanno spesso stravolto le teorie holliwoodiane che fanno capo al celebre colossal di Jurassik Park. Una delle specie più sorprendenti per l'ambito scientifico è il Velociraptor, dinosauro reso celebre proprio dalla saga diretta da Steven Spielberg.

I "velociraptor mongoliensis", il cui nome significa letteralmente "uccello rapace veloce", sono stati oggetto di ampio dibattito scientifico, in seguito a importanti ritrovamenti negli ultimi anni, avuti in particolar modo in Mongolia.
Appare assai probabile che questa specie di dinosauro vissuto nel Cretaceo circa 90 milioni di anni fa, a discapito delle "squamose" trasposizioni cinematografiche, fosse ricoperto da un folto piumaggio, per scongiurare i rischi della termo-dispersione. Per assurdo assomigliava più ad un grosso pollo, che non ad un t-rex.
Bisogna considerare, infatti, come i piccoli dinosauri avessero grosse difficoltà a mantenere elevate le temperature del proprio organismo, specie in fasi piuttosto fredde per il Pianeta.
E' proprio il caso del nostro Velociraptor, le cui dimensioni medie non andavano oltre 1/1.5 metri d'altezza e i 2 metri di lunghezza. La stazza modesta, stimata essere quasi 1/6 di quella del Tirannosaurus Rex, favoriva la specie in agilità: secondo degli studi, infatti, un velociraptor medio poteva superare i 35 km/h, valori record per il mondo dei dinosauri.

La ricostruzione dell'habitat in cui viveva la specie, ci ha permesso di capire le caratteristiche peculiari di uno dei dinosauri più affascinanti e discussi della storia.
Dotato di un'astuzia fuori dal comune e da un altrettanto notevole aggressività, il raptor attaccava spesso prede di stazza a lui superiore, sfruttando la potenza degli arti inferiori, costituiti da tra 3 dita per zampa, e l'incisività degli artigli ad uncino. Si tratta di uno dei predatori più pericolosi e scaltri del Cretaceo, un vero incubo delle zone paludose popolate dagli erbivori di medie dimensioni e dai brontosauri, benchè di dimensioni straordinariamente superiori.
Non vi sono certezze, invece, per quanto concerne le reali cause che portarono all'estinzione di questa formidabile specie di predatori.

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